Endometriosi: un dolore trascurato

Molte donne soffrono di endometriosi, un disturbo che purtroppo viene diagnosticato molto in ritardo e già questo rappresenta un problema.

Ma perché una biologa nutrizionista vuole parlarvi di qualcosa che con l’alimentazione sembrerebbe non avere niente a che fare? Perché invece l’alimentazione può in tal caso avere un ruolo funzionale, ripristinando degli equilibri e diminuendo sintomi spiacevoli.

Ma partiamo dal principio…

Cos’è l’edometriosi?

È una patologia complessa, infiammatoria cronica che può presentarsi con diversi quadri clinici di diversa gravità. È caratterizzata dalla presenza anomala di tessuto endometriale (tessuto che riveste l’utero) ovvero al di fuori della cavità uterina: si può trovare in ovaie, tube, peritoneo, vagina, vescica, intestino, a volte addirittura nei polmoni, arti e cervello. Colpisce il 2-10% delle donne in età fertile, ma potrebbe essere una percentuale sottostimata, visto il ritardo nella diagnosi (di anche 7-10 anni!). La donna subisce un vero e proprio calvario prima che le venga diagnosticata la patologia.

A tal proposito vi segnalo l’associazione APEONLUS che fornisce una lista di contatti di ginecologi che conoscono bene la patologia.

Quali sono i sintomi?

  • Può essere asintomatica nel 20-25% dei casi
  • Dismenorrea: sintomo più comune, dolore intenso e invalidante soprattutto nei giorni del flusso mestruale, spesso sottovalutato anche dal personale sanitario, che riguarda la zona pelvica, intestinale ma si irradia anche a gambe e schiena.
  • Infertilità e maggior probabilità di gravidanza extrauterina
  • Dispareunia: dolore durante rapporti sessuali
  • Dolore pelvico cronico e alvo alternato, intestino irritabile
  • Stanchezza cronica
  • Intolleranze (sorbitolo ed istamina) ed allergie (polvere,lattice)
  • Dolore nella minzione e defecazione
  • Cistite e candida ricorrente

Quali sono i fattori di rischio e le cause?

Ancora oggi sono sconosciute, esistono diverse teorie. In uno studio clinico su 28.822 donne di cui 1228 con endometriosi, sono stati individuati solo due fattori di rischio ovvero il menarca precoce e la nulliparità. Alcune teorie coinvolgono il sistema immunitario e una certa predisposizione genetica. Pertanto è difficile effettuare una prevenzione; studi clinici hanno dimostrato che gli unici due interventi di prevenzione sono l’uso di contraccettivi estroprogestinici e l’attività fisica.

Quali sono le cure e i trattamenti?

Non esistono purtroppo cure risolutive, viene curato il sintomo e si tiene sotto controllo la patologia, pertanto il trattamento è personalizzato, dipende da qual è il sintomo preponderante.

Il sintomo maggiore, ovvero la dismenorrea, viene trattato con la pillola estroprogestinica o progestinica (anche spirale o anello vaginale) presa in continuo.

Può essere necessaria la terapia chirurgica con asportazione dei tessuti anomali.

Nel caso di infertilità si rende necessaria ovviamente la fecondazione assistita.

È sicuramente fondamentale tener conto del profondo impatto psicologico e relazionale della malattia, quindi può essere utile farsi aiutare da un professionista psicologo psicoterapeuta.

Come può aiutare l’alimentazione?

È una dieta volta a minimizzare i sintomi, basata sul fatto che l’endometriosi è una patologia infiammatoria, pertanto la dieta deve essere essere antinfiammatoria.

L’endometriosi è caratterizzata da estrogenodominanza e insulinoresistenza, pertanto tutto ciò che a livello alimentare può apportare estrogeni non è consigliato.

Per quanto riguarda l’infiammazione, è fondamentale l’equilibrio OMEGA-3 ed  OMEGA-6: le donne che soffrono di endometriosi hanno più alti livelli di PGE-2 (che aumenta infiammazione e dolore) aumenta il livello di estrogeni e l’acido arachidonico, il suo precursore, viene prodotto dagli omega-6.

Inoltre queste donne hanno alti livelli di radicali liberi  e maggiore stress ossidativo, pertanto risulta utile implementare l’uso di verdure a foglia verde e frutta fresca che riducono l’infiammazione; la fibra presente in essi è anche utile per l’eliminazione di estrogeni in eccesso.

Consigliatissime sostanze antifiammatorie come zenzero, curcuma, estratti di verdura, verdura cruda e un corretto apporto di acqua.

Per quanto riguarda i grassi è fondamentale la loro qualità: da escludere i grassi trans e far prevalere gli OMEGA-3 sugli OMEGA-6 per la motivazione su descritta.

Gli omega-6 sono presenti nei prodotti industriali.

È importante mantenere un peso corporeo adeguato: gli estrogeni sono prodotti dal grasso quindi limitandolo, limitiamo i sintomi.
L’insulina ha un ruolo chiave: l’eccesso di zuccheri peggiora i sintomi in quanto portano a un aumento degli estrogeni e quindi dell’infiammazione e dolore, pertanto è utile seguire una dieta a basso carico glicemico e insulinemico. Pertanto come carboidrati preferire riso, patate, frutta e verdura, fiocchi d’avena, miglio, pasta di grano duro.

Eliminare zuccheri semplici che favoriscono picchi di insulina e promuovono l’infiammazione, evitare fritti, cibi industriali, margarina (proinfiammatori).

Si è visto anche che molte pazienti trovano beneficio da diete prive di glutine probabilmente perché l’infiammazione cronica da celiachia può innescare l’insorgenza dell’endometriosi (alcuni studi hanno dimostrato una sovrapposizione tra celiachia ed endometriosi). Per avere risultati però e’ necessario seguire una dieta priva di glutine per almeno 12 mesi.

Riguardo le proteine e soprattutto la carne: gli studi dimostrano che la carne, soprattutto quella rossa, aumenta i livelli di estrogeni ma bisogna porre attenzione a quale carne, ovvero alla sua qualità e provenienza. Certamente se parliamo di allevamenti intensivi e carni processate/insaccati allora è consigliabile eliminarla. Quindi meno carne ma di migliore qualità, da allevamenti al pascolo, ricca di omega-3, sempre accompagnata da un contorno di verdura fresca e di stagione.

Sì a proteine provenienti da pesce (pescato di mare, fresco, piccola taglia) e uova (sempre biologiche, allevamento all’aperto). Utile consumare legumi, meglio passati.

Latte e prodotti caseari? Gli studi mostrano che questi prodotti possono aumentare l’infiammazione e promuovere la patologia, quindi meglio evitarli.

Anche la soia è sconsigliata perché ricca di fitoestrogeni.
Evitare, infine, caffeina e tè.

Qualche consiglio sugli integratori

Può risultare utile integrare vitamina D (è stato visto essere un agente antiproliferativo nell’endometriosi).

Inoltre molto utili possono essere integratori con vitamina C, E, ACIDO ALFA-LIPOICO e RESVERATROLO in quanto potenti antiossidanti.

Il magnesio è implicato nei processi di disintossicazione del corpo e migliora il dolore pelvico.

La quercetina è un importante flavonoide che sembra inibire la proliferazione del tessuto endometriale.

Il picnogenolo (un polifenolono estratto dal pino marittimo francese) è un potente antiossidante, è riportato che riduca il dolore da endometriosi.

Ricordate che l’assunzione degli integratori deve essere sempre comunque guidata da un medico o nutrizionista esperto.

Concludendo

Importante è sottolineare che non esiste un alimento/integratore miracoloso: è la combinazione dei giusti nutrienti a fare la differenza e che funziona a scopo antinfiammatorio.
Come sempre quindi la corretta dieta va personalizzata e modulata in base ai sintomi ed esigenze della donna.
Se siete affette da questa patologia e volete modularne i sintomi, potete quindi rivolgervi a professionisti specializzati nella nutrizione in questo ambito.
Sono a vostra disposizione per chi volesse intraprendere un percorso di questo tipo.

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